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Intervista a Pino Perrone, whisky consultant dello 'Spirit of Scotland - Rome Whisky Festival'

Intervista a Pino Perrone, whisky consultant dello 'Spirit of Scotland - Rome Whisky Festival'
Autore: In esclusiva per Gli Scomunicati di Carlo Dutto
Data: 17/02/2017

 

Intervista di Carlo Dutto, in esclusiva per il nostro quotidiano:

1)'Spirit of Scotland - Rome Whisky festival' torna a Roma il 4 e 5 marzo nella cornice del Salone delle Tre Fontane dell'Eur, cosa ci attende per questa sesta edizione? Quali masterclass nello specifico delizieranno il pubblico?

Ci attendiamo un consolidamento della crescita avviata nel corso delle passate edizioni e un ulteriore incremento di presenze di pubblico. Le premesse ci sono: nel corso dell’anno abbiamo notato un interesse sempre più sostenuto nell'ambito della didattica che prosegue oltre all’evento, che non può vivere solo della due-giorni. Le masterclass dovrebbero tutte tendere a deliziare il pubblico, diversamente non avrebbero lo scopo che si prefiggono e cioè quello della convivialità e della socialità, insito da sempre in questo nobile distillato. Tutte le informazioni le trovate al sito ufficiale www.spiritofscotland.it

2)Il pubblico potrà degustare vari prodotti, quali nello specifico? Come funzioneranno le degustazioni?

Certamente. Saranno oltre il migliaio e spazieranno molto. Protagonista sarà il single malt scotch whisky, vale a dire quello prodotto esclusivamente con orzo maltato, in Scozia e presso solo una distilleria che effettua la distillazione discontinua. Ma avranno spazio nella manifestazione anche altri whisky provenienti da altri Paesi come Irlanda, Stati Uniti, Giappone, Italia ecc. La degustazione funzionerà a gettone: si potranno acquistare presso le casse i gettoni necessari. Vorrei sottolineare che il prezzo degustazione richiesto è sempre molto ragionevole. Non ci sono ricarichi superiori al costo della bottiglia, a differenza di quanto giustamente avviene quando ci rechiamo in un locale che preveda la mescita del whisky.

3)Il pubblico meno preparato come può gustare al meglio un whisky? Vige invece per gli 'esperti' una sorta di educazione continua all'assaggio?

Il pubblico meno preparato dovrebbe porsi mentalmente in maniera più aperta possibile. Capisco naturalmente i gusti personali, tuttavia alle volte vanno messi da parte, se si vuole veramente comprendere appieno il whisky. Comunque le priorità sono: un bicchiere adeguato e la temperatura di servizio. Naturalmente il cibo influenza la degustazione. Se evitiamo di avere avuto prima una gomma da masticare sarebbe meglio, e non solo. Anche cibi troppo salati o amari possono inficiare. I cosiddetti “esperti” invece, dovrebbero rapportarsi in maniera umile. Fondamentale è tornare sugli assaggi e non direttamente assumere una posizione netta. Alle volte potremmo rimanere sorpresi in un senso e nell'altro di quanto diversa può risultare una degustazione. Mi è capitato recentemente di assaggiare nuovamente uno dei miei riferimenti di sempre e trovarlo non all’altezza. In verità in quest’occasione la bottiglia non aveva avuto il tempo necessario per potersi esprimere.

4)Quali tipologie di whisky consiglia a chi si avvicina per la prima volta a una degustazione professionale?

Per imparare ritengo sia necessario frequentare le cosiddette 'verticali', degustazioni che vertono nell'ambito della medesima tipologia ma che danno l’opportunità di capire come evolve il whisky con l’invecchiamento.

5)Si legge anche di un'area gourmet al festival: quali i cibi migliori da accostare al whisky per esaltarne il gusto
?

Gli abbinamenti tradizionali con il whisky sono l’haggis, il salmone e altri abitanti del mare come molluschi, crostacei e ostriche. Molta pasticceria si presta benissimo, da quella secca a quella lievitata, ma anche la cioccolata e le preparazioni a base di cacao. Consiglio vivamente i formaggi erborinati, stagionati, d’alpeggio e a latte crudo.

6)In questi anni di festival e di corsi che lei tiene durante l'anno, come ha visto cambiare attitudini, aspettative, gusto e conoscenza del pubblico? E com'è cambiato il mercato? L'Italia in che posizione si trova in quanto a consumo e importazione?

C'è tanto da fare. Esiste un buco generazionale da colmare. Negli anni Sessanta vi era un interesse e consumo molto forte da parte del nostro Paese e all'avanguardia rispetto al resto del mondo. La generazione successiva non ha proseguito in questo e ora siamo arretrati e di parecchio. In classifica di consumo pro-capite di whisky, in base a uno studio del 2014 se non ricordo male, siamo finiti al 24esimo posto, con un consumo di tredici volte inferiore al leader, che è la Francia. Tuttavia, negli ultimi anni, assistiamo a una crescita da parte di molti giovani che si avvicinano a questo distillato e in maniera consapevole. Le persone sempre più ricercano prodotti di qualità e questo anche per merito di organizzazioni ed eventi simili ai nostri.




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